Condizioni di allevamento di galline ovaiole, vitelli, suini, conigli ed altre specie

Una delle tipologie di allevamento che suscita maggiori dubbi è quello delle galline ovaiole in batteria (l’Unione Europea è intervenuta in materia molto incisivamente, vietandolo del tutto a partire dal 2012[31]), in quanto dimostra un assoluto disinteresse per il benessere dell’animale, che viene esclusivamente considerato come un bene produttivo. La vita della gallina è tenuta in considerazione sono nel momento produttivo, che corrisponde alla maturità sessuale e con la quale inizia la deposizione delle uova, fino al momento in cui la produzione non cessa e l’animale viene soppresso. Ai pulcini maschi delle galline ovaiole viene riservato un diverso trattamento: essi vengono lasciati morire all’età di uno o due giorni in sacchetti di plastica oppure bruciati vivi o ancora lasciati cadere nella macchina che trita i gusci[32].

In Italia, le leggi che si occupano di questo settore recepiscono la direttiva europea 86/113/CEE[1]... _OMISSIS_ ... le norme minime per la protezione delle galline ovaiole in batteria.
Nonostante la direttiva preveda che gli animali in questione debbano essere salvaguardati da sofferenze inutili ed eccessive, ai sensi di tale normativa le galline vengono allevate in batterie di gabbie in cui esse sono stipate in modo da impedire ogni tipo di movimento; le gabbie hanno un fondo arrotondato per ostacolare il riposo e consentire quindi una produzione quasi continua di uova[2], garantita dall’illuminazione costante dei locali per tutte le ventiquattro ore, che fa perdere alle galline il ritmo circadiano[3] e le fa produrre pressoché ininterrottamente.
Le galline vengono poi private del becco con apposite macchine (senza che venga loro somministrata alcuna anestesia) per evitare che si autolesionino o che si uccidano tra loro[4].
La successiva direttiva 1999/74/CE[5], che abroga in ... _OMISSIS_ ... 1986, vieta a partire dall’1 gennaio 2003[6] di costruire nuovi impianti con batterie e sancisce che dal 2012 saranno banditi in Europa tutti gli allevamenti di questo tipo. Nel frattempo lo spazio minimo richiesto sarà aumentato a 550 cm quadrati[7] (rispetto ai 450 previsti dalla disciplina previgente). La direttiva 2002/4/CE[8] ha fornito disposizioni sulla registrazione degli allevamenti di galline ovaiole di cui alla precedente direttiva.
Questi due provvedimenti sono stati recepiti dal nostro Paese con decreto legislativo 29 luglio 2003, n. 267[9], ma non sono state ancora introdotte, in attesa del divieto totale, nuove gabbie per consentire un minor grado di stress di questi volatili[10].
Dopo l’abolizione totale, saranno legali solamente le cosiddette gabbie arricchite, ossia quelle in cui le galline hanno a disposizione un trespolo, un nido, una lettiera per i bagni di polvere e un ... _OMISSIS_ ... consenta loro di raspare il terreno, ma considerando il costo elevato di questi tipi di gabbia è molto probabile che gli allevatori preferiranno l’allevamento a terra e all’aria aperta[11].

In Italia, le leggi che si occupano di questo settore recepiscono la direttiva europea 86/113/CEE[1] che stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole in batteria.

Nonostante la direttiva preveda che gli animali in questione debbano essere salvaguardati da sofferenze inutili ed eccessive, ai sensi di tale normativa le galline vengono allevate in batterie di gabbie in cui esse sono stipate in modo da impedire ogni tipo di movimento; le gabbie hanno un fondo arrotondato per ostacolare il riposo e consentire quindi una produzione quasi continua di uova[2], garantita dall’illuminazione costante dei locali per tutte le ventiquattro ore, che fa perdere alle galline il ritmo circadiano[3] e le fa produrre pressoché ini... _OMISSIS_ ...

Le galline vengono poi private del becco con apposite macchine (senza che venga loro somministrata alcuna anestesia) per evitare che si autolesionino o che si uccidano tra loro[4].

La successiva direttiva 1999/74/CE[5], che abroga in toto quella del 1986, vieta a partire dall’1 gennaio 2003[6] di costruire nuovi impianti con batterie e sancisce che dal 2012 saranno banditi in Europa tutti gli allevamenti di questo tipo. Nel frattempo lo spazio minimo richiesto sarà aumentato a 550 cm quadrati[7] (rispetto ai 450 previsti dalla disciplina previgente). La direttiva 2002/4/CE[8] ha fornito disposizioni sulla registrazione degli allevamenti di galline ovaiole di cui alla precedente direttiva.

Questi due provvedimenti sono stati recepiti dal nostro Paese con decreto legislativo 29 luglio 2003, n. 267[9], ma non sono state ancora introdotte, in attesa del divieto totale, nuove gabbie per consentire un minor grado di stress di... _OMISSIS_ ...i[10].

Dopo l’abolizione totale, saranno legali solamente le cosiddette gabbie arricchite, ossia quelle in cui le galline hanno a disposizione un trespolo, un nido, una lettiera per i bagni di polvere e un dispositivo che consenta loro di raspare il terreno, ma considerando il costo elevato di questi tipi di gabbia è molto probabile che gli allevatori preferiranno l’allevamento a terra e all’aria aperta[11].

L’allevamento dei vitelli è invece disciplinato dal decreto legislativo n. 533 del 30 dicembre 1992[12] attuativo della Direttiva 91/629/CEE che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli, modificato dal decreto legislativo n. 331 dell’1 settembre 1998[13], che attua la Direttiva n. 2 del 1997.

Dall’1 gennaio 2004 (grazie a questa direttiva) non è più possibile allevare vitelli “a carne bianca” in box singoli alla catena: devono ricevere il colostro[14] e alimen... _OMISSIS_ ...i per non essere resi anemici negli appena sei mesi di vita che hanno di fronte[15], e non come avveniva prima che i vitelli venivano alimentati unicamente con latte ricostituito e deferrizzato[16].

Il decreto del 1992 escludeva dall’applicazione della disciplina le aziende che detenevano un numero di vitelli inferiore a sei, nel 1998, venne stabilita la valenza generale di queste disposizioni, seppur limitative per la libertà degli animali, a partire dal 2006.

L’art. 3 infatti prescrive le dimensioni minime dei locali di stabulazione dei vitelli: «nessun vitello di età superiore alle otto settimane deve essere rinchiuso in un recinto individuale, a meno che un veterinario non abbia certificato che il suo stato di salute o il suo comportamento esigano che sia isolato dal gruppo al fine di essere sottoposto ad un trattamento diagnostico o terapeutico. La larghezza del recinto individuale deve essere almeno pari all’alt... _OMISSIS_ ... del vitello, misurata quando l’animale è in posizione eretta, e la lunghezza deve essere almeno pari alla lunghezza del vitello, misurata dalla punta del naso all’estremità caudale della tuberosità ischiatica e moltiplicata per 1,1. Ogni recinto individuale per vitelli, salvo quelli destinati ad isolare gli animali malati, non deve avere muri compatti, ma pareti divisorie traforate che consentano un contatto diretto, visivo e tattile tra i vitelli.

Per i vitelli allevati in gruppo, lo spazio libero disponibile per ciascun vitello deve essere pari ad almeno 1,5 metri quadrati per ogni vitello di peso vivo inferiore a 150 chilogrammi, ad almeno 1,7 metri quadrati per ogni vitello di peso vivo superiore a 150 chilogrammi e inferiore a 220 chilogrammi e ad almeno 1,8 metri quadrati per ogni vitello di peso vivo superiore a 220 chilogrammi»[17].

Già così la libertà di movimento è ridotta viste le esigue dimensioni, inolt... _OMISSIS_ ...gato al decreto in questione sancisce che «i vitelli devono essere legati ad eccezione di quelli stabulati in gruppo che possono essere legati per un periodo massimo di un’ora al momento della somministrazione del latte».

Il decreto legislativo n. 534 del 30 dicembre 1992[18], in attuazione della direttiva europea n. 630 del 1991 regola l’allevamento di suini.

Oltre alle condizioni generali, l’allegato contiene delle previsioni specifiche per questi animali come l’assenza di «rumori continui di intensità pari a 85 dBA e di rumori costanti o improvvisi»; «devono essere tenuti alla luce di un’intensità di almeno 40 lux per un periodo minimo di otto ore al giorno». Ancora, nei locali di stabulazione i suini «devono poter avere accesso ad una zona in cui coricarsi, confortevole dal punto di vista fisico e termico e adeguatamente prosciugata e pulita, che consenta a tutti gli... _OMISSIS_ ...re distesi contemporaneamente»[19], gli animali devono inoltre poter «riposare e alzarsi con movimenti normali».

In realtà negli allevamenti intensivi il suino è rinchiuso in gabbie anguste fino ad un certo periodo, poi in box su grigliato, e questi animali sono addossati gli uni agli altri. La mancanza di movimento, l’ipertrofia delle masse muscolari e i grigliati che non permettono una corretta postura determinano gravissime lesioni articolari che portano a disfunzionalità locomotoria[20].

La Comunità Europea, dopo dieci anni, ha ritenuto opportuno occuparsi ancora delle condizioni di benessere dei suini negli allevamenti intensivi attraverso le Direttive 2001/88/CE e 2011/93/CE recepite in Italia con il Decreto Legislativo n. 53 del 2004[21].

La norma dedica particolare attenzione alla vita sociale in allevamento, prescrivendo l’obbligo di costruire i locali in cui i suini sono stabulati in mod... _OMISSIS_ ... agli animali di vedersi tra loro, così da evitare comportamenti violenti e di sopraffazione o di sottomissione e di remissione degli animali stessi.

Il controllo e il rispetto del benessere animale nell’allevamento commerciale del coniglio[22] è stato trascurato, e lo è tutt’ora, dal punto di vista normativo. I principi generali enunciati nelle direttive comunitarie e nei decreti legislativi nazionali sulla protezione degli animali in allevamento e durante le fasi di trasporto e macellazione possono essere applicati all’allevamento del coniglio, ma non forniscono indicazioni specifiche per questo animale.

Dal 1996 il Comitato Permanente per la Protezione degli Animali in Allevamento istituito in seno al Consiglio d’Europa dalla Convenzione sulla Protezione degli Animali in Allevamento, ha iniziato la stesura di specifiche Raccomandazioni relative al benessere del coniglio domestico[23].

La parte... _OMISSIS_ ...elle Raccomandazioni descrive per punti le caratteristiche biologiche della specie, stabilendo che le stesse devono essere tenute in considerazione nell’allevamento del coniglio.

Gli articoli successivi dedicano ampio spazio alla descrizione dei principali requisiti delle strutture e delle attrezzature per l’allevamento dei conigli, nonché alla modalità di gestione dell’allevamento[24].

In generale, secondo le Raccomandazioni, le condizioni di stabulazione in allevamento devono permettere al coniglio la completa espressione delle sue caratteristiche biologiche, in particolare deve essergli possibile effettuare alcuni passi consecutivi, sedersi con le orecchie erette, assumere la posizione eretta o sopra le zampe posteriori e, contemporaneamente, realizzare un normale sviluppo morfologico e fisiologico[25].

È stato notato come la mortalità e la morbilità dei conigli, allevati intensivamente, sembri considerevo... _OMISSIS_ ...ata che in altre specie animali, a causa di infezioni enteriche e respiratorie e di problemi riproduttivi. La vita riproduttiva media delle coniglie è molto corta, quasi il 100% spesso è eliminata dopo un singolo anno d’attività. Per ridurre le patologie, che colpiscono i riproduttori adulti ed i conigli all’ingrasso, vengono utilizzati interventi terapeutici compreso l’uso di alcuni additivi[26].

Esistono anche altri settori che sono tutt’ora scoperti da legislazione specifica come per esempio le mucche “da latte”[27]o i tacchini[28].