Oggetti di lusso: falsi nella rete

Mentre un tempo per trovare un oggetto di lusso contraffatto si doveva andare sulle battigie delle spiagge, frugare tra le cianfrusaglie dei venditori abusivi nei centri storici o nei Suq e mercatini dei paesi orientali, oggigiorno uno dei mezzi più facili e sicuri anche per procurarsi un falso griffato ed evitare le sanzioni penali, è quello dell’acquisto sul web.

La maggior parte dei marchi del lusso ormai incarica consulenti ed avvocati per navigare quotidianamente in rete e scovare i falsi in vendita. Ci sono ad esempio aziende che, su ordinazione, realizzavano imitazioni di borse griffate Vuitton ed Hermès con costi dai 200 ai 400 dollari. Svariati altri siti, soprattutto cinesi, propongono una vastissima gamma di prodotti falsamente griffati, con disponibilità di colori e taglie pari a quelle dei regolari fornitori autorizzati.

È sufficiente effettuare una rapida ricerca per imbattersi ad esempio in un siti che esplicitamente ven... _OMISSIS_ ...liche” di ben 94 modelli di orologi Cartier, 27 modelli di portamonete Gucci, 296 modelli di penne Montblanc o 70 di borse da donna Prada.

Bastano pochi click, un pagamento a mezzo Western Union e un soprapprezzo di circa 17 dollari a spedizione per l’Italia, ed è possibile acquistare prodotti ottimamente contraffatti a un prezzo che è circa il 30% del valore di mercato del prodotto originale. Tra i vari modelli, molti sono anche frutto di pura fantasia dei produttori cinesi, che utilizzano però loghi, etichette, confezioni, rivestimenti delle parti metalliche, fibbie, zip, stampe, bottoni e nastri marchiati o comunque identici o quasi a quelli usati dalle aziende autorizzate.

2. Ebay e le vendite on-line
Amazon ed eBay sono due degli strumenti preferiti dai grossisti di beni contraffatti per piazzare la loro merce, ma spesso non possono essere ritenuti colpevoli, perché si limitano a ospitare la transazione tra venditor... _OMISSIS_ ....

Il 14 luglio 2008, il giudice Richard Sullivan della Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Federale sud di New York ha infatti dato ragione ad eBay nella causa intentatale da Tiffany, affermando che non è responsabile della vendita di falsi gioielli Tiffany, che alcuni venditori proponevano sul noto sito d’aste. La società di gioielli aveva sostenuto che il compito di eBay era quello di controllare la legittimità dei prodotti venduti sulla propria piattaforma, e la difesa legale sosteneva che pur essendo eBay perfettamente a conoscenza della falsità dei prodotti venduti attraverso il suo sito, nulla ha fatto per impedirlo. La Corte ha decretato che la richiesta e l’accusa del gioielliere non sono legittime in quanto la pubblicità di eBay non è ingannevole, ma semplice fair use e «Tiffany deve caricarsi dell’onere di proteggere il proprio marchio» inoltrando le segnalazioni a cui eBay già provvede a dare segui... _OMISSIS_ ...al proprio servizio i falsi.

Tiffany aveva iniziato la causa contro eBay nel 2004 dopo essersi accorta che il 73,1% degli annunci in esso contenuti proponevano prodotti falsi, percentuale salita al 75,5% nell’anno seguente.

In data 1 aprile 2010 la Corte di Appello Federale degli Stati Uniti del Secondo Circuito, ha confermato la decisione di primo grado ribadendo la non colpevolezza di eBay per gli annunci di prodotti falsi.

Analogamente è accaduto anche nella causa eBay contro L’oreal, dove un Tribunale di Parigi si era espresso a favore del sito, assolvendolo anche questa volta dal controllo nella vendita di cosmetici contraffatti ospitata sul suo sito.
Nel 2008 però eBay è stata condannata a pagare 2,5 milioni di dollari a favore del marchio proprietario di Louis Vuitton perché non aveva bloccato le vendite di prodotti del marchio francese anche se originali.

La Corte di Parigi ... _OMISSIS_ ...a infatti in favore dell’impresa attrice: il sito web specializzato nelle vendite all’asta virtuali è stato accusato di aver danneggiato la reputazione, il nome dell’azienda, l’insegna dei negozi e il nome del dominio di Louis Vuitton. Secondo quanto deciso dalla Corte, eBay ha l’obbligo di non usare le parole chiave che danneggiano la reputazione del marchio Louis Vuitton per promuovere i propri siti, ed è stato condannato a pagare 200.000 euro di danni ed a rimborsare 30.000 euro di spese legali sostenute dalla Louis Vuitton; sono inoltre state stabilite sanzioni per un importo di 1.000 euro per ogni violazione futura. La Corte ha infine disposto la pubblicazione e l’esecuzione provvisoria della sentenza. Sulla base di accuse analoghe, anche altri cinque marchi appartenenti alla holding del lusso LVMH avevano citato in tribunale eBay con l’accusa di negligenza e di aver veicolato la vendita di copie non autorizzate dei loro pro... _OMISSIS_ ...o così un grave illecito. La merce contraffatta comprendeva, tra l’altro, una serie di borse e valigie, alcuni abiti e numerosi profumi dei marchi Dior, Guerlain, Kenzo e Givenchy.

Le sanzioni irrogate in quella causa a eBay sono state di 17,3 milioni di Euro a favore di Christian Dior Couture e 3,25 milioni di Euro ai produttori di profumi controllati da LVMH. Sempre nel 2008 la divisione francese di eBay aveva perso un’altra importante causa intentata dalla maison Hermès, conclusasi con una multa di 20.000 euro a danno del sito.

Sempre nel 2008, eBay ha vinto presso un tribunale tedesco una causa promossa dal marchio Rolex, il quale denunciava la vendita di orologi contraffatti proprio su eBay. Rolex aveva anche denunciato merci molto simili alle proprie che erano state vendute su eBay: anche in quei casi in cui non si trattava di vera e propria contraffazione, ma al più di contraffazione grossolana o semplice imitazione... _OMISSIS_ ... che il sito utilizza dei programmi filtro proprio per le vendite di merce che potenzialmente potrebbero violare i diritti dei grandi marchi, il tribunale tedesco ha ritenuto che l’adozione di tale cautela ne escluderebbe la responsabilità.

Lo stesso sito eBay nel proprio Regolamento afferma di essere costantemente impegnato nella ricerca di sistemi migliori per prevenire la contraffazione sul proprio sito. Di seguito sono elencati alcuni di questi sistemi:

· rimozione proattiva delle contraffazioni palesi;

· rimozione delle inserzioni relative a oggetti contraffatti segnalati dai proprietari dei marchi;

· rimozione dal sito dei venditori che offrono oggetti contraffatti;

· collaborazione con le forze dell’ordine per fare in modo che i truffatori vengano perseguiti penalmente;

· applicazione ... _OMISSIS_ ...ndita per gli oggetti maggiormente esposti alla contraffazione;

· limitazione delle attività dei venditori in determinate categorie;

· fornitura di strumenti gratuiti per i proprietari dei diritti che consentano di identificare in modo efficace le inserzioni e di segnalarle a eBay affinché vengano rimosse immediatamente.

Il Garante Privacy, in seguito ad esplicita richiesta, ha inoltre di recente permesso a eBay di fornire le informazioni personali degli utenti ai titolari dei diritti in questione, senza la necessità di un ordine delle autorità giudiziarie.

Alle accuse rivolte, eBay ha sempre risposto offrendo la propria collaborazione, a patto che l’opera di monitoraggio venisse svolta principalmente da colui che si sentisse leso nei propri diritti ed a patto che non si dovesse impegnare in una verifica preventiva e sistematica dell’originalità dei prodotti, attività ... _OMISSIS_ ...oppo onerosa e dispendiosa, per non dire di quasi impossibile realizzazione logistica.

Si tratta di impegni che eBay ha confermato anche di recente: nel quadro del programma Verified Rights Owner Programme (VeRO) eBay dichiara che mentre nel 2003 sono stati sospesi 50mila venditori accusati di contraffazione e banditi dal servizio 40mila venditori recidivi, nel solo 2008 sono state rimosse su segnalazione 2,1 milioni di inserzioni che violavano spudoratamente la legge.