- editore:
Exeo
-
collana:
temi europei e internazionali
- numero in collana:
3
- isbn:
978-88-6907-178-2
- sigla:
AV03
-
categoria:
MONOGRAFIE
- tipologia:
giuridica
-
genere:
studio applicato
- altezza:
cm 24
- larghezza:
cm 17
- dimensione:
A4
- funzioni permesse:
Stampa: SI - Modifica: NO - Copia/Incolla: SI
- protezione:
digital watermarking
- disponibità:
illimitata
- destinatari:
professionale accademico
-
soggetto:
diritto
CAPITOLO I
LA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN MATERIA PENALE NELLA STORIA DELL'UNIONE
EUROPEA
1. NOZIONE, RATIO E LIMITI DELLA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA
INTERNAZIONALE IN AMBITO PENALE
1.1 Le peculiarità della cooperazione giudiziaria in materia penale
nell'Unione europea: le libertà fondamentali, l'eterogenesi dei fini,
la cooperazione normativa e il ruolo della Corte di Giustizia
2. LE ORIGINI DELLA COOPERAZIONE: IL METODO INTERGOVERNATIVO
2.1 Il fallimento del progetto di uno "Spazio giudiziario penale
europeo"
2.2 Le misure compensative dell'eliminazione dei controlli alle
frontiere interne: dalla cooperazione "virtuale" del gruppo CPE agli
accordi di Schengen
3. IL TRATTATO DI MAASTRICHT: L'ISTITUZIONE DELL'UNIONE EUROPEA,
L'INCLUSIONE DELLA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA PENALE NEL TERZO PILASTRO E
IL SUO PERDURANTE CARATTERE INTERGOVERNATIVO
4. IL TRATTATO DI AMSTERDAM: LA COSTRUZIONE DELLO SPAZIO DI LIBERTÀ,
SICUREZZA E GIUSTIZIA ED IL NUOVO TERZO PILASTRO
4.1 L'introduzione di elementi "comunitari" nell'ambito del Terzo
Pilastro
4.2 L'integrazione della cooperazione rafforzata e dell'acquis di
Schengen nel diritto dell'UE
5. LE CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO EUROPEO DI TAMPERE: LA PROSPETTIVA DEL
PRINCIPIO DEL MUTUO RICONOSCIMENTO E DELLA COOPERAZIONE
INTEGRATA
6. L'IMPATTO DEL TRATTATO DI LISBONA SULLA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN
MATERIA PENALE: LA PREVALENTE APPLICAZIONE DEL METODO COMUNITARIO
6.1 L'introduzione del principio del mutuo riconoscimento quale
fondamento della cooperazione giudiziaria in materia penale e il
rapporto con l'armonizzazione delle legislazioni penali
6.2 L'armonizzazione del diritto penale sostanziale e procedurale da
parte dell'Unione europea
6.2.1 L'emergency brake da parte degli Stati membri e la cooperazione
rafforzata facilitata
6.3 Il possibile rafforzamento di Eurojust
6.4 La possibile istituzione della Procura europea "a partire da
Eurojust"
7. LO SPAZIO PENALE EUROPEO DOPO IL TRATTATO DI LISBONA: PRO E CONTRO
DI UNA COOPERAZIONE "À LA CARTE"
7.1 Il Programma di Stoccolma, gli interventi normativi dell'Unione
europea e linee guida del Consiglio europeo di Ypres
8. RIFLESSIONI CONCLUSIVE
CAPITOLO II
GLI STRUMENTI DI MUTUA ASSISTENZA E DI MUTUO RICONOSCIMENTO
NELL'UNIONE EUROPEA
1. IL PRINCIPIO DEL MUTUO RICONOSCIMENTO: DEFINIZIONE E RATIO
1.1 I principali atti normativi di mutuo riconoscimento
1.2 Le principali critiche al mutuo riconoscimento in ambito penale
2. I "MODELLI" DI COOPERAZIONE INTERGOVERNATIVA E DI MUTUO
RICONOSCIMENTO: ANALOGIE E DIFFERENZE
3. COOPERAZIONE GIUDIZIARIA E LIBERTÀ PERSONALE: DALL'ESTRADIZIONE AL
MANDATO DI ARRESTO EUROPEO
3.1 L'estradizione: definizione, ratio, fonti rilevanti ed ambito di
applicazione nell'Unione europea
3.1.1 La Convenzione europea di estradizione del 1957: limiti
soggettivi e oggettivi
3.1.2 La procedura di estradizione: iter, decisione e l'esempio della
disciplina italiana
3.1.3 Il paradosso dell'estradizione e il passaggio al m.a.e.
3.2 Il mandato di arresto europeo: definizione, ratio ed ambito di
applicazione
3.2.1 Le ipotesi di rifiuto obbligatorio e facoltativo
3.2.2 I casi di esecuzione condizionata a talune garanzie
3.2.3 I reati politici e il principio di specialità
3.2.4 La procedura di consegna nel m.a.e.
3.2.5 La consegna
3.3 Le principali criticità del mandato di arresto europeo: la
legittimità della decisione quadro come fonte e il rispetto dei
principi di legalità, uguaglianza e non discriminazione secondo la
Corte di Giustizia
3.3.1 Le principali criticità nell'attuazione della decisione quadro:
profili costituzionali e processuali
3.3.2 La legge attuativa n.69/2005: le interpretazioni adeguatrici
della Corte di Cassazione
3.3.3 La legge attuativa n.69/2005: le interpretazioni adeguatrici
della Corte Costituzionale
3.3.4 Il m.a.e e la tutela dei diritti fondamentali della persona
ricercata
3.3.5 Risultati e prospettive del m.a.e.
4. COOPERAZIONE GIUDIZIARIA E RACCOLTA TRANSNAZIONALE DELLE PROVE:
DALLA ROGATORIA AL MANDATO EUROPEO DI RICERCA DELLA PROVA
4.1 Il quadro normativo vigente
4.2 La rogatoria: definizione, ratio e ambito di applicazione
4.2.1 La disciplina della rogatoria: la richiesta e i motivi di rifiuto
4.2.2. La disciplina della rogatoria: l'esecuzione, il criterio della
lex loci, il criterio misto e le ripercussioni sull'utilizzabilità
delle prove raccolte
4.3 Il mandato europeo di ricerca della prova e le ragioni
del suo fallimento
4.4 L'ordine europeo di indagine penale (o.e.i): definizione, ratio, e
ambito di applicazione
4.4.1 L'emissione dell'o.e.i e i motivi di rifiuto
4.4.2 L'esecuzione e l'impugnazione dell'o.e.i.
4.4.3 L'utilizzabilità delle prove raccolte
5. COOPERAZIONE GIUDIZIARIA ED ESECUZIONE: IL MUTUO RICONOSCIMENTO
DELLE SENTENZE DI CONDANNA, DELLE SANZIONI PECUNIARIE E DELLE DECISIONI
DI CONFISCA
5.1 Il mutuo riconoscimento delle sentenze di condanna privative della
libertà personale come strumento di reinserimento sociale del
condannato: luci e ombre
5.1.1 La trasmissione della sentenza di condanna ed il trasferimento
delle persone condannate
5.1.2. La tutela dei diritti fondamentali ed il Libro verde
5.2. Il mutuo riconoscimento degli effetti delle sentenze di condanna,
la mancata armonizzazione e la recidiva europea
5.3 Il problema delle condanne in absentia e la decisione quadro
2009/299/GAI
5.4 Il mutuo riconoscimento delle sanzioni pecuniarie
5.5 Il mutuo riconoscimento delle decisioni di confisca: l'organica
armonizzazione come tratto distintivo della materia
5.5.1 Il modello europeo di confisca
5.5.2 ...segue: oggetto e tipologie di confisca
5.5.3 Le garanzie
5.5.4 La procedura di mutuo riconoscimento degli ordini di confisca
6. RIFLESSIONI CONCLUSIVE
CAPITOLO III
LA PROSPETTIVA DI UNA PROCURA EUROPEA
1. INTRODUZIONE?
2. IL SISTEMA DELLE RISORSE PROPRIE: COMPOSIZIONE, FUNZIONAMENTO ED
ESIGENZE DI TUTELA
2.1 Le problematiche poste dal principio di assimilazione
2.2 La Convenzione relativa alla protezione degli interessi finanziari
delle Comunità europee del 1995
3. IL CORPUS JURIS DEL 1997
3.1 La versione di Firenze del Corpus Juris
4. IL LIBRO VERDE SULLA TUTELA PENALE DEGLI INTERESSI FINANZIARI
COMUNITARI E SULLA CREAZIONE DI UNA PROCURA EUROPEA
5. L'EREDITÀ DEL TRATTATO COSTITUZIONALE NEL TRATTATO DI LISBONA E LA
PROPOSTA DI REGOLAMENTO PER L'ISTITUZIONE DI UNA PROCURA EUROPEA ?
6. LE PROBLEMATICHE SOTTESE AGLI ATTUALI STRUMENTI DI TUTELA DEGLI
INTERESSI FINANZIARI DELL'UNIONE EUROPEA: UNA VISIONE D'INSIEME ?
6.1 L'entità delle frodi a danno del bilancio dell'Unione europea e le
falle nell'enforcement cycle ?
6.2. Le cause del carente grado di tutela degli interessi finanziari
dell'Unione europea
6.2.1 I limiti delle istituzioni a livello europeo: Eurojust
6.2.2 ...segue: l'Olaf?
6.2.3 ...segue: l'Europol
6.3 I limiti dell'attuale quadro giuridico a tutela degli interessi
finanziari dell'Unione europea ?
6.4 I bassi livelli di indagine e di esercizio dell'azione penale ?
7. LE SOLUZIONI PROPOSTE E IL LORO IMPATTO: DAL MANTENIMENTO DELLO
STATUS QUO AD UNA PROCURA EUROPEA CENTRALIZZATA ?
7.1 Scenari che non prevedono l'istituzione della Procura europea: il
mantenimento dello status quo, le misure di soft law e il rafforzamento
di Eurojust
7.2 Scenari che prevedono l'istituzione della Procura europea: il
modello Eurojust e il modello collegiale
7.3 ...segue: il modello accentrato e il modello decentrato e integrato
8. LA PROPOSTA DI REGOLAMENTO ISTITUTIVA DELLA PROCURA EUROPEA: PROFILI
ISTITUZIONALI
8.1 Struttura e organizzazione della Procura europea
8.2 Il sistema del "double hat"
8.3 Indipendenza e responsabilità della Procura europea
8.4 Il rapporto fra Procura europea e Procuratori europei delegati (PED)
8.5 I rapporti fra Procura europea e le altre istituzioni
europee: Eurojust
8.5.1 L'impatto della competenza rationae materiae della Procura
europea sul ruolo di Eurojust
8.5.2 I rapporti con Olaf ed Europol
9. PROFILI DI DIRITTO SOSTANZIALE: LA COMPETENZA RATIONAE MATERIAE
DELLA PROCURA EUROPEA
9.1 Il contenuto della Direttiva PIF: cenni
9.1.1 La scelta della base giuridica della Direttiva PIF: gli artt. 83
e 325 TFUE
9.1.2 La sentenza Taricco e il ruolo dell'art. 325 TFUE
9.1.3 La scelta della direttiva come fonte: il rapporto fra gli artt.
86 e 325 TFUE
9.2 Prospettive espansive della competenza della Procura europea: la
competenza "accessoria"
9.2.1 ...segue: la clausola in bianco ex art.86.4 TFUE
10. LA PROPOSTA DI REGOLAMENTO ISTITUTIVA DELLA PROCURA EUROPEA:
PROFILI PROCEDURALI
10.1 Il vincolo della celebrazione del giudizio in sede nazionale
10.2 La competenza territoriale della Procura europea: la single legal
area
10.3 La disciplina applicabile alle indagini
10.4 Lo svolgimento delle indagini: il ruolo dei PED e i poteri del
procuratore europeo
10.5 Il controllo giurisdizionale delle misure investigative
10.6 L'asserita obbligatorietà dell'azione penale
10.7 La determinazione della giurisdizione
10.8 Il regime di ammissibilità delle prove
10.9 Le garanzie procedurali
11. L'ATTIVAZIONE DEL MECCANISMO DI EARLY WARNING: IL TEST DI
SUSSIDIARIETÀ EX ART.5.3 TUE
11.1 La posizione dei Parlamenti nazionali
11.2 La posizione della Commissione europea: il valore aggiunto e il
rispetto del principio di sussidiarietà
11.2.1 La posizione della Commissione europea: la struttura collegiale
e la competenza della Procura europea
11.2.2 La posizione della Commissione europea: conclusione
12. LE MODIFICHE PROPOSTE DAL PARLAMENTO EUROPEO
13. I RECENTI NEGOZIATI DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA: IL FAVOR
VERSO UNA STRUTTURA COLLEGIALE
13.1 I recenti negoziati del Consiglio dell'Unione europea: la
competenza, la ripartizione dei casi fra i PED, le garanzie
procedimentali e il controllo giurisdizionale
14. RIFLESSIONI SULL'AN E IL QUOMODO DELLA PROCURA EUROPEA
PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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L’evoluzione della cooperazione giudiziaria penale nell’UE
Le libertà di circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali, sulle quali è fondato il mercato interno dell’Unione europea, offrono incredibili opportunità di sviluppo internazionale tanto alla società civile quanto alla criminalità.
L’evoluzione incessante della tecnologia, la sua diffusione capillare, la facilità di spostamento delle persone e dei fattori produttivi amplificano esponenzialmente il medesimo effetto.
A fronte di questi fattori, endogeni ed esogeni, sorge la domanda: come assicurare nell’intera l’Unione europea che la repressione dei reati sia omogenea, efficace, efficiente ma allo stesso tempo corredata delle adeguate garanzie procedimentali?
La risposta non è agevole: la criminalità è sempre più sofisticata e imprevedibile; i sistemi giuridici degli Stati membri - e le culture che essi rispecchiano - sono profondamente diversi; lo Stato moderno ha da sempre espresso ritrosia verso interventi eteronomi nel proprio ordinamento penale, emblema della sovranità statale.
Lo scopo di quest’opera è quello di ripercorrere le tappe fondamentali che hanno scandito l’evoluzione della cooperazione giudiziaria penale: dagli strumenti di mutua assistenza, al mutuo riconoscimento fino alla possibile istituzione della Procura europea.
Si tratta di un percorso tortuoso, che si snoda nella dialettica tra diritto ed economia, fra efficacia, efficienza e garanzie, fra iperuranio e realtà, e che non sempre giunge alla sintesi migliore.
La trattazione si articola in tre capitoli: il primo è un distillato della storia della cooperazione giudiziaria penale nel contesto europeo, che offre fin da subito una visione di insieme e una panoramica della tematiche trasversali.
Nel secondo capitolo si analizzano i principali strumenti di cooperazione intergovernativa, il passaggio ai modelli di mutuo riconoscimento e i correlati interventi di armonizzazione.
Il terzo è interamente dedicato alla possibile istituzione della Procura europea.