- editore:
Exeo
-
collana:
diritto pratico
- numero in collana:
2
- isbn:
978-88-6907-034-1
- sigla:
DL02
-
categoria:
MONOGRAFIE
- tipologia:
giuridica
-
genere:
guida operativa
- altezza:
cm 24
- larghezza:
cm 17
- dimensione:
A4
- funzioni permesse:
Stampa: SI - Modifica: SI - Copia/Incolla: SI
- protezione:
digital watermarking
- disponibità:
illimitata
- destinatari:
professionale accademico
-
soggetto:
diritto
CAPITOLO I – INTRODUZIONE
1. Alcuni cenni sulla truffa semplice (art. 640
c.p.).
1.1. Le circostanze aggravanti dell’art. 640
c.p..
2. La natura giuridica della fattispecie di cui
all’art. 640-bis c.p..
3. Il rapporto tra truffa aggravata e altri
reati.
4. L’applicabilità dell’art. 322-ter
c.p..
5. Riflessioni conclusive.
CAPITOLO II – LEGISLAZIONE VIGENTE
CAPITOLO III – GIURISPRUDENZA
1. Natura giuridica e circostanza
aggravante
2. Concetto di “erogazioni
pubbliche”
3. Rapporto con altri reati, in particolare con il
reato ex art. 316-ter c.p.
4. Rapporto con altri reati, in particolare con la
truffa ex art. 640, co. 2 c.p.
5. Consumazione; reato a consumazione
prolungata
6. Rapporto con i reati tributari
7. Confisca per equivalente
8. Circostanze aggravanti ex art. 640, co. 2,
c.p.
9. Soggetto passivo
10. Artifici e raggiri
11. Concetto di danno
12. Elemento soggettivo
13. Tentativo
BIBLIOGRAFIA
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Secondo gli ultimi dati Istat disponibili (2011), la truffa è il reato – dopo quello di furto – maggiormente denunciato dalle Forze di Polizia all’Autorità Giudiziaria. Negli ultimi vent’anni l’andamento è stato crescente, si è passati dai 62 reati per 100.000 abitanti del 1992, ai 159 per 100.000 abitanti del 2010 (95.000 circa).
Ad una rilevanza quantitativa del reato in oggetto, si associa una sua rilevanza qualitativa, derivante dalla molteplicità degli aspetti giuridici – sostanziali e processuali – che si prospettano all’attenzione dei soggetti del processo penale una volta che la truffa aggravata (art. 640, cpv. n. 1 e 640-bis c.p.) faccia la sua comparsa in un’imputazione.
L’annoso dibattito giurisprudenziale – risolto con la sentenza della Corte di Cassazione, S.U., del 10 luglio 2002, n. 26351 – sulla natura giuridica della fattispecie di cui all’art. 640-bis c.p. (circostanza aggravante o reato autonomo), aveva un’immediata ricaduta sul bilanciamento delle circostanze eterogenee e, quindi, sulla determinazione della pena. Infatti, nel caso di specie sotteso alla predetta sentenza il giudice di primo grado aveva ritenuto il fatto contestato come ipotesi aggravata del reato di truffa e, considerata l’incensuratezza dell’imputato, gli aveva concesso le attenuanti generiche equivalenti. Ne seguiva il bilanciamento tra circostanze eterogenee e l’applicazione «della pena che sarebbe inflitta se non concorresse alcuna di dette circostanze» (art. 69, co. 3 c.p.).
La soluzione prospetta dalla Suprema Corte – a favore della natura di circostanza aggravante della fattispecie – si discosta dalle intenzioni originarie del Legislatore dell’art. 640-bis c.p.. Infatti, la figura criminosa de qua è stata inserita nell’ambito di un contesto normativo (la Legge 19 marzo 1990, n. 55) diretto a contrastare la delinquenza mafiosa e altre gravi forme di pericolosità sociale. Con la conseguenza che, proprio con la fattispecie in esame, il Legislatore ha inteso colpire – al fine di tutelare efficacemente gli interessi finanziari dell’Unione Europea – più efficacemente un fenomeno delittuoso spesso, anche se non esclusivamente, legato alla criminalità organizzata. Considerare la fattispecie di cui all’art. 640-bis c.p. come circostanza aggravante, con la conseguente applicazione del bilanciamento delle circostanze eterogenee (quindi, anche circostanze attenuanti generiche), rende – di fatto – vano l’intento originario del Legislatore: potenziare la risposta sanzionatoria nei casi di truffa aventi ad oggetto «contributi, finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee».
Gli altri due grandi temi dibattuti in giurisprudenza (il primo sulla ammissibilità di un concorso tra i reati tributari e la truffa aggravata; il secondo sul raggio di azione del rinvio operato dall’art. 640-quater al 322-ter c.p.), muovono da un’esigenza pratica dell’Autorità Giudiziaria – su impulso di quella inquirente –, strettamente connessa alla natura patrimoniale del reato di truffa: ampliare l’ambito di utilizzo della potente misura cautelare del sequestro preventivo per equivalente (combinato disposto art. 321, co. 2 c.p.p. e 322-ter c.p.). Il Legislatore, in materia, è intervenuto con due novelle (l’art. 1, co. 143 della Legge 24 dicembre 2007, n. 244 e l’art. 1, co. 75 della Legge 6 novembre 2012, n. 190) ed ha, da un lato, esteso l’applicabilità della confisca per equivalente (e del relativo sequestro) ai reati tributari, e, dall’altro, ha ricompreso il concetto di profitto nell’ambito di operatività della predetta misura reale.
Quest’ultimi interventi legislativi colmano quelle lacune normative che avevano dato adito a differenti orientamenti giurisprudenziali e, conseguentemente, a plurime incertezze negli operatori del diritto. Incertezze che, per adesso, sembrano appianate.
Lo studente, il magistrato, l’avvocato e, in generale, l’operatore del diritto, che avrà modo di consultare il presente volume della linea codicistica “Diritto Pratico”, avrà a disposizione un ricco repertorio giurisprudenziale – suddiviso per specifici temi – che gli permetterà di analizzare i diversi orientamenti interpretativi seguiti dalla Suprema Corte di Cassazione su precipui punti forieri di dubbi applicativi.